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3. LE CARATTERISTICHE DELLE ONDE

La personalità delle onde rimane uguale in ogni tipo di trend. La sua conoscenza è molto importante per aiutare nel conto delle onde: quando differenti conti sono ammissibili se l'analista riconosce il carattere di una singola onda ciò può aiutarlo ad interpretare correttamente la complessità del modello più ampio.

Onda 1. Costituisce la prima reazione al profondo ipervenduto creatosi alla fine del mercato al ribasso e si sviluppa quando le notizie e le condizioni delle imprese non sono ancora ottimistiche. Normalmente viene interpretata come rimbalzo da livelli sottovalutati. Corrisponde alla prima fase di un mercato toro nella teoria di Dow, quando l'attività è molto bassa e il pubblico disgustato dalla borsa. E' l'onda con le minori probabilità di estendersi e le maggiori di essere la più piccola. Normalmente è composta solo dai titoli guida. Quasi la metà delle onde 1 sono parti di una "base" e quindi tendono ad essere corrette pesantemente dalla 2. Rispetto ai rally precedenti, inseriti in un mercato bearish, spesso mostrano comunque un leggero incremento di volume ed ampiezza. La maggioranza degli investitori si è infatti finalmente convinta che il trend globale è down e molti shortano pensando di avvantaggiarsi di un altro rally su cui vendere. L'altro 50% di queste onde emergono invece da larghe basi, downside failures o forti compressioni. Sin dall'inizio, queste onde 1 sono dinamiche e solo moderatamente ritracciate.

Onda 2. Spesso ripercorre una buona parte della onda 1 (mai più del 100%, ovvero non crea nuovi minimi). Ai minimi le condizioni fondamentali sono spesso uguali o peggiori che ai bottom precedenti e gli investitori sono quasi tutti convinti che il bear market continuerà. Ha una costruzione abbastanza semplice ed è di solito la più facile onda correttiva da riconoscere. Il suo completamento spesso produce i pattern tradizionali come doppi massimi ed H&S bottom.

Onda 3. E' il centro del modello. Si sviluppa in seguito alle notizie positive provenienti dal fronte delle aziende. La sua prima fase è molto dinamica. Non è mai l'onda più breve ed anzi di solito è la più lunga e ampia, quella che sviluppa il maggiore numero di scambi ed ha buone probabilità di estendersi. Vi partecipano praticamente tutti i titoli e di solito generano forti volumi di scambio. Alla penetrazione della 1 si registrano tutti i breakout tradizionali e i segnali della Dow Theory. E' ricca di gap e crea forti guadagni per i buyer. Verso la sua fine il trend sottostante è considerato up da tutti. Assieme alle B, è l'onda più facile da riconoscere.

Onda 4. La sua costruzione, spesso di tipo complesso, è dovuta all'indecisione protratta per il timore che l'onda tre abbia esaurito il trend al rialzo. Normalmente si costruisce sulla base di segnali che la parte migliore della fase di crescita è finita. I titoli in ritardo creano i loro top ed iniziano a scendere durante quest'onda. Questo deterioramento iniziale nel mercato crea il quadro per le mancate conferme e i sottili segnali di debolezza della 5. E' prevedibile sia per dimensione che per modello (sulla base del principio dell'alternanza). Spesso si protrae per più tempo dell'onda due. Nella maggior parte dei casi è un'onda complessa, che costruisce la base per l'onda 5. I triangoli solitamente avvengono in questa onda. Onda 5. Nasce quando i fondamentali e la performance di mercato migliorano, ma non ai livelli dell'onda 3. La psicologia crea una sopravvalutazione dei titoli. L'ottimismo è molto alto, nonostante il ritardo di titoli secondari. Nelle azioni è solitamente meno dinamica della 3, nelle commodities è invece quella con le maggiori probabilità di estendersi. Se l'estensione è avvenuta nella terza, allora è posta in relazione con la prima secondo il principio della wave equality. Un sistema per determinarne obiettivo minimo e massimo è moltiplicare l'ampiezza dell'onda 1 per 3.236 (2 ??1.618) e sommare questo risultato rispettivamente al massimo e al minimo dell'onda uno. L'onda 5 si sviluppa in genere quando il livello economico è alla massima espansione e le aziende sono ricche. Il mercato fa notizia anche sui giornali non economici e il prezzo è differente dal valore dei titoli. Spesso alla fine si verificano divergenze negative (nel volume e negli oscillatori) con l'onda tre. Altre volte, nelle quinte di grado elevato, capitano volumi maggiori rispetto alla terza. In questi casi è verosimile attendersi un'estensione. Durante quest'onda normalmente i titoli a minore capitalizzazione hanno una forza relativa superiore rispetto alle blue chips.

Onda A. Spesso è ritenuta una normale correzione che prepari il terreno per la prossima gamba bull, come le onde 2 e 4, invece prepara il terreno alla C. Si distingue perché, essendo un'onda d'impulso, è divisa in cinque onde. Dopo avere visto diverse divergenze in onda 5, l'analista è spesso avvisato. Si può notare spesso anche un calo dei volumi. L'onda A crea il quadro per la B che seguirà: una A a 5 onde indica uno zigzag, una A a 3 onde indica un flat o un triangolo.

Onda B. Spesso scambiata per l'inizio di un nuovo trend al rialzo, in realtà si suddivide in tre onde e costituisce l'ultima occasione per uscire dal mercato. Normalmente si caratterizza per forti febbri speculative ed emozionalità, al contrario dell'ordinata e spesso fondamentalmente giustificata partecipazione delle 3 e 5. Solitamente il focus è su pochi titoli, esistono diverse divergenze, raramente è tecnicamente forte e virtualmente quasi sempre viene ritracciata completamente dalla C. Spesso alla sua fine si manifestano forme tipiche (doppi massimi, H&S negativi). Se l'analista può facilmente dirsi che c'è qualcosa che non quadra, siamo in presenza di una B, oppure di una X o ancora di una D in un triangolo in espansione (tutte onde rialziste di tipo correttivo). In genere è un flat se l'onda A è uno zigzag e viceversa. Sviluppa un volume d'affari in contrazione se di grado intermedio o inferiore, notevole (anche superiore al mercato bull precedente) se di grado primario o superiore. La sua dimensione minima è data da quella inferiore tra la seconda e la quarta dell'onda A. A seconda del suo pattern, il rally può testare i vecchi massimi (double top) od anche superarli.

Onda C. E' quella che maggiormente ridimensiona il livello dei prezzi: i crolli normalmente si verificano al suo interno. Sono terze onde, e ne hanno gran parte delle proprietà. E' in questi periodi che non si hanno posti in cui nascondersi tranne il contante. L'illusione data dalle A e C evapora ed emerge la paura. I bottom che seguono il suo completamento sono caratterizzati da recessioni, panico o guerre di minore entità nel caso di cicli di grado intermedio, grandi depressioni e guerre per cicli maggiori, cattive notizie per cicli minori. Normalmente misura 1.618 volte la lunghezza dell'onda A. Al suo interno, compaiono tutti i tradizionali segnali di vendita. Disegnando una trendline tra il bottom della 4 e della A, spesso compaiono H&S. In forti mercati bear le C sono molto dinamiche e possono essere scambiate per l'inizio di una nuova spinta rialzista, anche perché si suddividono in 5 onde.

Onda D. Ad eccezione dei triangoli in espansione, è spesso accompagnata da volumi in aumento. Questo avviene in quanto è un ibrido, in parte correttiva ma comunque con alcune caratteristiche delle onde 1 poiché seguono le C e non sono completamente ritracciate (eccetto i triangoli in espansione).

Onda E. Per molti osservatori è il drammatico inizio di un downtrend. Spesso avvengono su notizie cattive. Ciò, assieme alla loro tendenza a rompere la linea di supporto del triangolo, intensifica la convinzione bear proprio quando ci si dovrebbe preparare ad un movimento significativo nell'altra direzione.